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Da sempre l'uomo ha cercato di costruire un proprio orientamento all'interno del mondo che abita. La complessità della realtà e l'immensa quantità di stimoli a cui siamo sottoposti richiede una costante selezione di informazioni ritenute utili: la costruzione dell'orientamento è dunque un'attività principalmente eliminativa. Questa operazione di framing della complessità è stata veicolata nel tempo dal linguaggio lineare (sottoforma di narrazioni e miti), da sistemi di classificazione (prevalentemente di tipo tassonomico), da rappresentazioni grafiche (atlanti, guide e mappe), ecc. Nel corso degli ultimi decenni questi modelli sono entrati in crisi: il crollo delle grandi narrazioni preclude la costruzione di un immaginario collettivo condiviso, i sistemi di classificazione dinamica rendono obsoleti i modelli tassonomici, gli atlanti e le guide stanno lasciando il posto a sistemi di navigazione on demand. La crisi dell'orientamento nasce dalla complessità delle correlazioni tra numerose emergenze diverse, il cui effetto più visibile è una complessiva tendenza alla frammentazione, alla individualizzazione, alla selezione, alla separazione, alla monetarizzazione del contesto sociale.